Dopo la mostra fotografica e il video-racconto, il progetto di sensibilizzazione di ACTO Sicilia (Alleanza contro il Tumore Ovarico) “CON.Tu.rbante”, solo perché mi piace” diventa un libro, una raccolta di dieci racconti, scritti dalle stesse protagoniste. Grazia, Miriam, Emanuela, Silvana, Silvia, Annamaria M., Annamaria B., Marinica, Maria, Sariana, Lunathea, Beatrice, si confrontano, compongono i fili della trama, fornendo e trasmettono emozioni. Lo fanno con chi ne ha curato il corpo e l’anima: Giusy Scandurra, direttore UOC Oncologia Medica e la professoressa Pina Travagliante, umanista. “Scrivere significa mettersi in relazione con se stessi e con gli altri e allenare la capacità di raccontarsi – ha commentato ieri la docente nel corso della presentazione – Trascrivere su un foglio bianco la propria esperienza consente al narrante di ripensare alla propria situazione esistenziale, di metabolizzarla e di intravederne un senso, ma anche di comunicarla e di entrare in relazione, attraverso un canale comunicativo privilegiato, con esperti di medicina narrativa in grado di ascoltarlo e di accoglierlo”.
Nell’ambito del progetto “CON.Tu.rbante”, solo perché mi piace – ha spiegato la presidente ACTO Sicilia, Annamaria Motta – abbiamo partecipato ad un laboratorio di scrittura terapeutica per pazienti oncologici. Una straordinaria esperienza di condivisione”.
Edito da ALGRA Editore, la copertina del volume è stata dedicata alla prima presidente e fondatrice dell’associazione Daniela Spampinato. Con la sua forza e il suo entusiasmo, Daniela ha saputo costruire una casa, un riparo, un punto di arrivo e di partenza sia per le donne che si trovano a vivere una malattia oncologica ma anche per tutte le famiglie. “Daniela è sempre presente nei discorsi di chi l’ha conosciuta e di chi non ne ha avuto la fortuna – ricorda Giusy Scandurra – Daniela non si stancava mai di parlare della sua esperienza affinché altre donne potessero prevenire le complicanze di una malattia oncologica”.
Il progetto “CON.Tu.rbante, solo perché mi piace”, che dà il titolo a questo libro, si pone l’obiettivo di liberare le donne che lottano contro il cancro da ogni forma di inibizione legata all’aspetto fisico che cambia quando si è sottoposti a terapie invasive, molto spesso devastanti sul piano psicologico, primo fra tutti la perdita dei capelli. È un gioco di parole: contro ciò che turba, a favore di quello che diventa conturbante e cioè alternativo.
A parlare sono anche le foto del compianto Francesco Sciacca, fotografo e regista, autore anche del video racconto e della mostra fotografica realizzate un anno e mezzo fa, l’ultimo regalo di Sciacca prima della prematura scomparsa, donato all’associazione. I suoi scatti hanno immortalato donne felici, principesse, non solo per un giorno, che sorridono ancora oggi guardando l’obiettivo: Sono Albina, Concita e Giovanna, Silvia e Giovanna B, Miriam, Giusy, Rosaria, Ivana, Daniela, per lei tutto possibile da realizzare.
Così, grazie alla generosità dello stilista Marco Strano, da sempre vicino alle attività di sensibilizzazione dell’associazione ACTO Sicilia, sono nati una ventina di straordinari e preziosi turbanti ispirati e dedicati a tutte quelle donne che nel proprio percorso di vita si ritrovano a fare i conti non solo con una malattia subdola, ma anche con i pregiudizi, fossero anche solo gli sguardi fintamente distratti e compassionevoli. L’intero progetto è un omaggio alla vita, al divertimento, alla forza e alla gioia che le donne, seppur in un momento di difficoltà riescono ad esprimere, con semplicità e condivisone.
“Sono iniziative che utilizzano ogni linguaggio della comunicazione – riprende Annamaria Motta, presidente ACTO Sicilia –perché è fondamentale fare conoscere quanto più possibile il tumore ovarico, di cui ancora si parla troppo poco. Le donne devono imparare, sin da ragazzine a capire i messaggi che il proprio corpo manda”.
In Sicilia ogni anno vengono diagnosticati 500 nuovi casi di cancro ovarico, 5000 in Italia e inoltre l’80% dei casi si diagnostica in fase avanzata o metastatica in cui è possibile curare la malattia ma non guarire. Prevenire significa arrivare anche ad una diagnosi precoce, attraverso controlli annuali. “Una visita ginecologica, un esame transvaginale ed accedere allo screening del tumore della cervice con l’esecuzione del PAP test – sottolinea il prof. Paolo Scollo, direttore del Dipartimento Materno Infantile dell’Ospedale Cannizzaro e Professore Ordinario dell’Università Kore di Enna – sono tutti controlli necessari che possono salvare una vita”.