“Di fronte ad un’opera del genere, un regista non deve fare molta fatica” esordisce così Alfonso Signorini che firma la regia della Turandot di Giacomo Puccini, la rappresentazione lirica che apre la stagione 2024 del teatro massimo Vincenzo Bellini di Catania, in scena da stasera fino a giorno 20, andato sold out in poche ore. Il dramma lirico in tre atti di Giuseppe Adami e Renato Simoni rivivrà nello spettacolare allestimento che vede insieme il Festival Pucciniano di Torre del Lago e il Teatro Nazionale Georgiano di Tbilisi, con le scene di Carla Tolomeo e i costumi di Fausto Puglisi, le une e gli altri ripresi da Leila Fteita e vedrà sul podio il ritorno del maestro tedesco Eckehard Stier.
Un autentico evento al teatro massimo Vincenzo Bellini di Catania, che celebra il primo centenario della morte del compositore lucchese che propone il capolavoro postumo, allestito in una sontuosa produzione che schiera un cast eccezionale e prevede il finale alternativo di Luciano Berio, compositore tra i più importanti dell’avanguardia europea, anche nel campo della musica elettronica, prima d’ora mai eseguito nel tempio etneo della musica.
“Ed è proprio dalla lettura contemporanea della musica che parte Alfonso Signorini. “In un’opera così densa, dove è tutto già scritto, il regista può solo mettere in scena la propria creatività”, commenta in conferenza stampa.
Ma di Signorini, già conosciuto al pubblico catanese per una edizione della Cavalleria Rusticana, andata in scena nel cartellone estivo, c’è la scelta di puntare sulla centralità del personaggio Liù. “Questa donna molto spesso sottovalutata perché nella drammaturgia tradizionale è presentata come una fanciulla succube di un amore impossibile – dice – per me è una grande prima donna, con una concezione dell’amore molto forte, tanto che sarà lei a svelare il terzo enigma, quello fondamentale di Calaf”. “C’è un parallelismo tra la drammaturgia musicale e quella scenica – sottolinea Signorini – Turandot di fronte al sacrificio di Liù scioglie le riserve, apre la sua gabbia e da una donna algida, incapace di amare si trasforma in una donna appassionata”.
C’è un secondo importante tema in questa trama, che è quello della violenza. Turandot ne fa cenno nell’aria In questa Reggia, nella quale ricordando la violenza subita da una zia, incarna il dramma, la frustrazione e la chiusura all’amore che si porta dentro. “Nel terzo atto, sarà proprio l’ava a comparire in scena e a svelare come lasciarsi andare all’amore, proprio lei che ne era rimasta vittima. Un’opera drammatica nei suoi attacchi dove il senso della morte predomina su quello della vita che esplode solo alla fine, probabilmente perchè si trascina l’angoscia vissuta dallo stesso Puccini che l’ha composta non potendola poi terminare.
“Graditissimo ritorno di Alfonso Signorini e un cast eccezionale – ha commentato il sovrintendente Giovanni Cultrera di Montesano – anche targato Sicilia, con alcuni artisti originari della nostra regione, e questo ci piace sottolinearlo. Sarà un mese molto intenso sia per Turandot che per il Lago dei Cigni, già tutto esaurito e ringraziamo per questo il pubblico che non fa mancare l’affetto”.
In primo piano ancora una volta le pluripremiate formazioni artistiche dell’ente lirico etneo, ovvero l’Orchestra e il Coro, quest’ultimo sapientemente preparato da Luigi Petrozziello e affiancato per l’occasione dal Coro interscolastico di voci bianche Vincenzo Bellini, istruito da Daniela Giambra.
Nel cast vocale i soprani Daniela Schillaci e Anastasia Boldyreva si alterneranno nel title role; i tenori Angelo Villari e Marco Berti in quello del principe ignoto Calaf; i soprani Elisa Balbo e Cristina Arsenova nelle vesti di Liù; i bassi George Andguladze e Gianfranco Montedoro in quelle di Timur. Il tenore Vincenzo Taormina, il baritono Salvatore Pugliese e il basso Blagoj Nacoski saranno rispettivamente i dignitari imperiali Ping, Pang e Pong. Completano la compagnia il tenore Mario Bolognesi nelle vesti dell’imperatore Altoum e il basso Tiziano Rosati un quelli di un mandarino.