Giunto a conclusione, il progetto COSMO ha tracciato la strada della filiera del grano Monococco in Sicilia, centrando nei tre anni di attività tutti gli obiettivi, così come previsto dalla misura del PSR 2014-2022 che l’ha finanziato con la sottomisura 16.1. E dalle spighe dorate delle varierà Hammurabi e Norberto, i partners del gruppo operativo COSMO hanno consegnato i risultati delle azioni svolte in campo, in laboratorio e nei forni. Sono stati realizzati 10 tipologie di sfarinati e 14 formati diversi di pasta; effettuate sia prove di panificazione, perfino ottimi biscotti, sia prove per la produzione di malto con l’assaggio di due aromatiche birre. Dal punto di vista energetico, poi, sono stati realizzati i bricchetti di paglia compressa per alimentare caldaie a biomasse.
“Adesso l’auspicio è poter trovare sugli scaffali dei supermercati tutti i prodotti realizzati in questi tre anni di attività”, commenta il responsabile del progetto Bernardo Messina, del Consorzio Gian Pietro Ballatore, ente capofila del partenariato composto anche dal CREA-IT di Roma (Centro di Ricerca Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari); dalle aziende agricole Rizzo e Sicali di Assoro, Calleri di Palazzolo Acreide, Frasson di Aidone, Puma di Salemi e la Cooperativa Agricola Valdibella di Camporeale che insieme hanno destinato circa 40 ettari di terreno alla coltivazione del grano Monococco; dall‘azienda Molini del Ponte di Castelvetrano, che si è occupata della molitura del grano nei diversi sfarinati e dalla Cooperativa Agricola Valle del Dittaino, nel cui stabilimento sono state svolte le prove di panificazione. Hanno collaborato, inoltre, il pastificio Eocene di Salemi per le prove di pastificazione e il panificio Cuttone di Paternò, per le prove di trasformazione in prodotti della biscotteria. “Le sue caratteristiche rendono il grano Monococco adatto per la trasformazione in prodotti con un profilo nutrizionale di pregio”, spiega Bernardo Messina che ricorda come si tratti del primo grano coltivato dall’uomo, oltre diecimila anni fa, di cui anche in Sicilia sono stati ritrovati resti. “La coltivazione del Monococco, inoltre, permette di ottenere effetti positivi a livello ambientale – aggiunge il responsabile di progetto – perché non richiede un alto apporto di input esterni per la concimazione”.
“Chiuso il progetto COSMO, noi continueremo a lavorare sul tema ambientale della ecosostenibilità con il progetto HGC –
annuncia Bernardo Messina – Il cibo del futuro passa per la tutela degli ecosistemi, la riduzione dello spreco alimentare e la produzione di alimenti genuini”.
Le filiere dei cereali e quella dei legumi, infatti, possono giocare un ruolo determinante sia per la presenza dominante nei regimi alimentari tradizionali dell’area mediterranea, sia per l’ampiezza delle superfici destinate complessivamente a queste colture. Ogni anno in Sicilia vengono coltivati circa 270 mila ettari di superficie a grano duro e 20 mila ettari appena ad altri cereali, quali orzo, avena, grano tenero. Ancora meno, circa 6 mila ettari, a leguminose da granella.
Acronimo di Healthy & Green Cereal, (finanziato dalla sottomisura 16.1 del PSR Sicilia 2014-2022) il progetto HGC si avvale di un partenariato composto dal Consorzio “Gian Pietro Ballatore” (Capofila), l’Università Politecnica delle Marche e sei aziende della filiera cerealicola siciliana, che puntano a realizzare una gestione innovativa delle produzioni cerealicole e leguminose in Sicilia.
Il progetto si propone innanzitutto di definire protocolli operativi (del Sistema HGS) anche per quelle colture che si adattano molto bene agli ambienti pedoclimatici siciliani, ma sono poco presenti negli ordinamenti colturali regionali, come grano Monococco, avena nuda, farro e lenticchie.
Dalle produzioni cerealicole e dai legumi verranno prodotti 4 tipi di sfarinati innovativi da indirizzare poi nei processi di trasformazione: uno sfarinato a minore indice glicemico, uno per la produzione di prodotti High Protein, (quest’ultimo ottenuto con estratti proteici di riso e pisello, quindi proteine vegetali che hanno un minore impatto sull’ambiente), uno per la produzione di prodotti “mix cereali” ad alto contenuto in fibra alimentare ed uno sfarinato ad alto contenuto di malto per ottimizzare i processi di lievitazione. “Il progetto HGC punta anche ad individuare i protocolli di produzione utili per l’ottenimento di specifici claims nutrizionali”, spiega Giuseppe Russo del Consorzio Ballatore.
I prodotti residuali della coltivazione dei cereali e delle leguminose nei campi dimostrativi saranno utilizzati per realizzare anche dei test per la produzione di biogas. Infine, il progetto prevede la realizzazione di un sistema informatico che aiuterà i cerealicoltori a determinare la loro impronta ecologica (carbon footprint), valutare il livello di sostenibilità e indirizzare le scelte verso pratiche agronomiche e di processo con minore impatto sull’incremento di anidride carbonica sull’ambiente. Il portale rappresenta uno strumento di “eco-design” essenziale tanto per la filiera cerealicola quanto per stimolare la cultura ambientale e contaminare altri comparti produttivi.