Torna a Catania, Antonio Iraci e sceglie un luogo della città, simbolo della rinuncia e della rassegnazione dei suoi abitanti che, in quell’ultimo tratto di via Etnea, hanno visto negli anni abbassare nel silenzio, luci e saracinesche di attività imprenditoriali e luoghi storici di aggregazione, e vedere trasformare una delle principali arterie cittadine in una quasi periferia. Sono tante le quasi periferie a Catania, che senza esserlo nelle cartine toponomastiche, lo sono di fatto in quanto svuotate da ogni identità. “Ho girato molti luoghi del mondo, ma sono sempre tornato a Catania che non ha nulla da invidiare ai luoghi in cui ho vissuto e lavorato – dice Iraci – ed ogni volta che riflettevo su questo, mi saliva un moto di riscatto e orgoglio che alla fine mi ha riportato qui – spiega l’architetto Iraci, 62 anni, metà dei quali trascorsi tra la Sicilia e l’Estero – anche perché si avverte il bisogno di restituire e condividere le proprie esperienze professionali e in qualche modo continuare a crescere”. Con un team di architetti e designer, e con quella stessa voglia ed entusiasmo di 35 anni fa, continua a far crescere il suo laboratorio di architettura sfruttando ogni occasione progettuale come ambito di ricerca e sperimentazione, in un ciclo perpetuo come il simbolo dell’infinito. “Gioco sui numeri” dice Antonio Iraci, “l’8 rovesciato è in fondo la somma di 3+5 che compongo gli anni della mia carriera”. Si torna sempre da dove si è partiti, dunque, ma con una consapevolezza e una responsabilità maggiori. “Il mio desiderio è quello di voler contribuire ad un risveglio architettonico ed armonico degli spazi comuni, con una visione metropolitana, moderna e sostenibile e con un linguaggio contemporaneo”. L’esperienza maturata nei paesi martoriati dalle guerre, come la Serbia, l’Albania – lo studio Iraci ha una sede a Tirana da anni, oltre a quella di Milano– è stata fondamentale nella sua formazione umana e professionale. “Sono città che hanno trasformato il proprio volto, lo hanno fatto con l’impegno di tutti e con il coinvolgimento dei giovani, che con le loro idee, i concorsi progettuali, hanno tanto da dare e vorrei che anche a Catania si cominciasse a respirare un’aria nuova – commenta – è inaccettabile che la città sia ancora in attesa dopo settant’anni di un suo piano regolatore, di essere liberata da costruzioni fatiscenti che impediscono di vivere la costa e il mare, orfana di un piano trasporti che vede ancora come una chimera la ferrovia interrata, solo per fare qualche esempio”. E poi, c’è un aspetto non secondario che Antonio Iraci tiene a sottolineare. “Mi piace moltissimo l’idea che siano i miei clienti sparsi per il mondo a venire a trovarmi nel mio nuovo studio a Catania – ribadisce – e che vengano a scoprire una città piena di mille contraddizioni eppure straordinaria”. Progettare architettura è un processo dinamico, un percorso che spinge a continue scoperte.
Nel corso della sua vasta attività professionale, realizza architetture a piccola e a grande scala indirizzando tutte le scelte compositive verso una nuova concezione estetica attraverso i segni del puro minimalismo. All’inizio di ogni processo creativo, vengono generalmente dedotte, dal tessuto urbano, le linee guida per la composizione planimetrica e, da una serie di arretramenti dai fili stradali e svuotamenti in alzato, la forma architettonica. All’essenzialità di questi due gesti compositivi, si aggiunge il ricorso ad altrettanti elementi del linguaggio contemporaneo, quali la piegatura, l’incastro, volumi, aggetti, vuoti e pieni chiaroscuri, masse e trasparenze. L’uso di differenti pelli esterne contribuisce, inoltre, a far rilevare i suoi progetti come il risultato dell’innesto tra blocchi monolitici. Un mondo geometrico dove le curve sono solo una risposta al contesto, interno ed esterno sono parte di uno stesso continuum, le superfici sono il più possibile trasparenti e gli spazi incastri di linee.
Tra i progetti realizzati in Italia: attività ricettive come Zash, Meo e Romano House, attività ludico-ricreative come Hard Rock Café Catania, istituti scolastici come la Scuola materna ICS Padre Pio da Pietrelcina e ville, come One House in Sicilia. All’estero: il Flacon Building a Mosca, uno spazio espositivo ancora in costruzione, l’Internorm Showroom, di San Pietroburgo, il porto Lalzi, Gjiri Llalzit, resort e porto turistico in Albania e il Green Coast, il lungomare a Tirana, la chiesa Notre Dame de Louaize a Beirut con gli uffici direzionali, e ancora un palazzetto dello sport. Lo studio Iraci annovera tanti premi e riconoscimenti ricevuti. Gli ultimi, del 2023: IN/ARCHITETTURA | Campania, il premio speciale WTW-Willis Towers Watson, The Plan Awards VILLA R a Salerno.