Oltre 70 chef stellati, dell’alta ristorazione, pizzaioli, pasticcieri e 30 cantine siciliane
Premio alla Carriera a Lucio Bernardi del “Filippino” di Lipari
Ospite d’eccezione, Carmelo Carnevale, chef del ristorante “Lizzie’s Cucina” di Londra e Presidente consorzio Icc Italian culinary consortium
Un grandissimo successo di pubblico, con oltre 2000 visitatori che hanno partecipato alla prima edizione di Taormina SCIARM, la due giorni dedicata al turismo enogastronomico, promossa ed organizzata da Sicilia da Gustare in collaborazione con Pietro D’Agostino, chef e patron di “La Capinera” e presidente dell’Associazione Commercianti di Taormina. Taormina SCIARM (acronimo di sapori, cultura, innovazione, arte, riti e melting pot), realizzata con il patrocinio del Comune di Taormina ed il contributo dei main sponsor Molini Pivetti, Zanussi, Merola Mondo Alberghiero, Thalass, Tusibio, Euroform, Hotel Excelsior, ha coinvolto, nella cornice di Palazzo Duchi di Santo Stefano, oltre una settantina tra chef stellati e dell’alta ristorazione, 40 pizzaioli di tutta la Sicilia (tra loro 2 Campioni del mondo e 10 che hanno partecipato a Casa Sanremo), artigiani del gusto, pasticcieri, che si sono alternati sui banchi di assaggio.
Oltre 15 mila fingers e 2000 pizze realizzate, 1500 cocktails, centinaia di bottiglie di vini provenienti dalle 30 e passa cantine siciliane, che hanno portato in un bicchiere l’eccellenza di un territorio da vivere e da gustare. Una vera e propria festa del gusto, nella quale i più importanti chef siciliani si sono scambiati piastre e postazioni in una maratona di 48 ore, che ha visto alternarsi anche masterclass dedicate al vino, all’olio e una inedita al caffè, segnata dalla presenza di un ospite d’eccezione: Carmelo Carnevale, chef del ristorante “Lizzie’s Cucina” di Londra e Presidente consorzio Icc Italian culinary consortium, volato da Londra per partecipare all’evento. E sono stati tre giovani pasticcieri, Salvatore leanza, Enrico Biuso e Cristina Scrivano, collaborati dall’associazione APCI a realizzare una enorme torta dedicata alla Sicilia.
Tra gli chef che hanno raccolto l’invito anche Lucio Bernardi, dal 1968 chef del ristorante “Filippino” di Lipari, l’Istituzione delle Eolie a tavola, che ha ricevuto il Premio alla Carriera. “Siamo soddisfatti, per l’esito di una manifestazione che abbiamo voluto fortemente e che ha comportato enormi sforzi organizzativi – hanno commentato gli ideatori Carmelo Pagano e Pietro D’Agostino – Con oltre 2000 presenze tra domenica e lunedì, Taormina Sciarm ha testimoniato la vitalità di una comunità che vuole tornare ad essere protagonista di un risveglio collettivo, di una visione condivisa di ospitalità di qualità che generi sviluppo e occupazione”.
“Taormina SCIARM è stata anche l’occasione per porre al centro di dibattiti il tema del come raccontare il “Continente” Sicilia – hanno sottolineato– partendo dal cibo e dal vino, locomotive dell’offerta turistica, per approdare ad uno storytelling del viaggio esperienziale, che passa attraverso la scoperta dei beni culturali, delle bellezze paesaggistiche da mescolare alle tradizioni, al terroir, in un’esperienza appunto, che diventa “unica”, da portarsi a casa con la voglia di ritornare”.
La Sicilia di SCIARM ha visto la partecipazione attiva del mondo scolastico con i docenti e gli studenti dell’Istituto Alberghiero “Salvatore Pugliatti” di Taormina e la Scuola Superiore Professionale Euroform con la preziosa collaborazione di Confapi, Unione Alimentari, FIP (Federazione italiana Pizzaioli, APCI (associazione professionale cuochi), Associazione Albergatori Taormina, Onav Etna, l’Enoteca Regionale Siciliana Sicilia Orientale, Expo Coffee Break, Enjoy Coffee Break,Radio Time e Radio Time ’90.
Il settore eno-gastronomico resta la prima chiave di accesso per un viaggiatore che vuole scoprire un luogo. “L’Italia conta oltre 30 mila cantine e circa15 milioni di ingressi nelle strutture, con un fatturato che si aggira sui 2 miliardi e mezzo, costituisce un terzo del Pil legato al Turismo – ha ricordato Donatella Cinelli Colombini, esperta di enoturismo founder di Cantine Aperte, intervenuta al convegno di apertura di SCIARM – ma solo il 7% del fatturato proviene dalle vendite in cantina, è dunque necessario trasformare i visitatori in clienti, in un processo di fidelizzazione”. “La Sicilia ha fatto passi da gigante nella crescita dell’offerta, incardinando il concetto di accoglienza e ospitalità attorno al territorio e alle tradizioni”, ha sottolineato Magda Antonioli, docente del Master di Economia del Turismo alla Bocconi di Milano, anche lei tra i relatori della tavola rotonda, cui hanno partecipato anche Simona Monteleone, docente di Economia del Turismo Dipartimento di Scienze della Formazione Unict, Nicola Farruggio, vicepresidente di Federalberghi Sicilia; Filippo Drago, docente di Farmacologia all’Università di Catania e della Scuola di Gastronomia Funzionale, Luigi Napoli, dirigente scolastico dell’Istituto Alberghiero “S. Pugliatti” di Taormina; Teresa Gasbarro, vice delegata Donne del Vino Sicilia; Annalisa Spadola, presidente Unionalimentari Sicilia.
La Sicilia cresce in qualità, e non è solo un fatto di numeri, altro scatto interessante fornito dal dibattito. Si tratta della terza regione d’Italia su cui ricadono le preferenze del turista, il cui identikit assume contorni sempre più dettagliati (colto, curioso, goloso) per ciò che essa riesce a trasmettere. Diventa una domanda non più di massa, che non è neppure esclusivamente di nicchia nel concetto di riservata, ma si trasforma quasi nella domanda “svelata”.
Centrali il ruolo del marketing, i nuovi linguaggi della comunicazione, della capacità di fare sistema, di creare connessioni tra i diversi attori della filiera ed immettere la Sicilia in un circuito Mediterraneo, su cui invece la nostra regione mostra molte più ombre, legata da un lato ad un atavico individualismo di chi fa impresa, dall’altro ad una frammentata strategia che le istituzioni politiche riescono ad offrire. Temi questi affrontati nel corso della seconda tavola rotonda che si è tenuta lunedì mattina, che ha ricordato appuntamenti importanti, come quello dell’80esimo anniversario dello sbarco degli Alleati nell’Isola, o il 2024 l’anno dedicato al turismo delle Origini, al ritorno cioè, delle prime, seconde ed anche terze generazioni che hanno conosciuto negli anni della seconda metà del Novecento il fenomeno dell’emigrazione, per chiedersi quanto la Sicilia sia preparata o rischi di lasciarsi sfuggire l’occasione. Il ruolo del Mediterraneo è stato sottolineato da Tonio Cini, Events & Projects Executive Mediterranean Tourism Foundation che ha puntato proprio sulla necessità di network fra paesi ed enti transnazionali. Una presenza, questa, che sancisce una collaborazione tra Sicilia e Malta.
Ed ancora, Ornella Laneri, vicepresidente Confindustria Sezione Turismo Catania, ha sottolineato l’aspetto degli standard qualitativi che connotano la formazione dell’offerta: organizzata, sostenibile, tecnologica. Alex Markovic, director of Hospitality and Brand Performance del Gruppo Mangia’s ha introdotto la galassia dei “turismi”, partendo dal segmento “lusso” da intendersi non solo nell’accezione del cliente “alto-spendente” ma soprattutto nella proposta “semplice ma esclusiva”. Con Gina Russo, presidente Strada del Vino dell’Etna e Pierfilippo Spoto, operatore turistico esperto di turismo esperienziale si è parlato del ritorno dei borghi e delle attività “dedicate su misura” uniche e tipiche, che sfuggono dal pericolo della omologazione; infine, Gerardo Schuler, presidente Associazione Albergatori Taormina, partendo dai numeri favorevoli che vedono la capitale del turismo siciliano tornare ai livelli del 2019, quando si sono toccate oltre un milione e 150 mila presenze, consegna un ulteriore dato incoraggiante, quello del numero di occupazione degli stagionali, aumentato del 30% per questo mese di marzo, come non accadeva da decenni. Ma è proprio sui giovani, sull’esodo di massa, sul rischio desertificazione occupazionale e sulla formazione che le due tavole rotonde hanno evidenziato la nota più dolente. Un settore in crescita, su cui politiche e aziende, tra dirette e indotto, dovrebbero concentrare le proprie strategie, presenta un gap preoccupante non riuscendo ad attrarre professionalità. Sono pochissimi gli studenti che finito il percorso di studio professionale negli istituti alberghieri, per esempio, decidono di iscriversi a corsi di laurea dedicati al turismo, che rischiano di chiudere per mancanza di iscrizioni. Un paradosso a cui non si riesce a dare una risposta e dal quale si dovrebbe partire per invertire la rotta, impedendo che migliaia di giovani lascino una terra ricca di enormi potenzialità per andare a costruire il proprio futuro altrove.