I distretti del cibo come strumento di politica economica per lo sviluppo e la governance dei sistemi alimentari sostenibili
Anche la Consulta nazionale dei Distretti del Cibo partecipa alla International Coalition “Resilient Local Food Supply Chains Alliance” promossa dall’UN Food System Coordination Hub, organizzata a Roma nella sede della FAO. L’evento è ospitato dal governo italiano, in collaborazione con le agenzie delle Nazioni Unite con sede a Roma (FAO, IFAD, WFP), l’hub di coordinamento dei sistemi alimentari delle Nazioni Unite e il più ampio sistema delle Nazioni Unite. A rappresentare la Consulta dei Distretti del cibo al Summit è Piermichele La Sala, coordinatore del Comitato scientifico della Consulta. L’evento di alto livello punta l’attenzione sui sistemi alimentari del 2021, per valutare i progressi sugli impegni di azione assunti dai Paesi e per identificare e affrontare le priorità che colmino il divario di attuazione per la trasformazione, appunto, dei sistemi alimentari.
“Nel contesto del FSS+2 – dichiara Angelo Barone, presidente Consulta Nazionale dei Distretti del Cibo – i distretti del Cibo e la Consulta Nazionale rappresentano una best practice per lo sviluppo sostenibile e la valorizzazione dei sistemi locali del cibo nell’ambito del complesso di politiche nazionali per il cibo e per il territorio/paesaggio. Una “storia di successo” – prosegue – che testimonia la capacità dell’Italia di promuovere la resilienza dei sistemi alimentari, sostenere il loro adattamento ai cambiamenti climatici, garantire il contributo alla resilienza delle comunità alle crisi e, quindi, perseguire il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile di Agenda 2030.
“Un ringraziamento in particolare – sottolinea il presidente Barone – rivolgo a Stefano Gatti, inviato speciale per la sicurezza alimentare del MAECI e Giaime Berti, coordinatore del gruppo di lavoro sui sistemi locali del cibo per il lavoro svolto in preparazione del Summit”.
I distretti del cibo rappresentano realtà partenariali ormai consolidate in molti territori italiani e finalizzate a programmare e organizzare lo sviluppo sostenibile delle aziende e del territorio e valorizzare le produzioni agroalimentari locali.
Come disciplinato dall’art. 1 comma 499 della Legge n. 205 del 27 dicembre 2017, i distretti del cibo sono istituiti per “promuovere lo sviluppo territoriale, la coesione e l’inclusione sociale, favorire l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale, garantire la sicurezza alimentare, diminuire l’impatto ambientale delle produzioni, ridurre lo spreco alimentare e salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari”.
La volontà del legislatore è quella di far sì che i distretti del cibo siano un nuovo modello di sviluppo per l’agroalimentare italiano, fornendo ulteriori opportunità e risorse alle filiere e ai territori nel loro complesso: sia attraverso il rilancio delle esperienze dei distretti già riconosciuti (distretti agroalimentari di qualità, rurali, produttivi, agroindustriali, biologici, ecc.), sia attraverso l’incentivo alla nascita di nuove realtà.
In tali aree distrettuali si sviluppa una naturale sinergia fra soggetti privati, organizzazioni, enti e amministrazioni pubbliche che rende possibile il perseguimento di obiettivi comuni che non si limitano alla sola produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti ed all’organizzazione dei processi logistici, bensì alla tutela della qualità e salubrità alimentare, del paesaggio, dell’ambiente, della cultura e delle tradizioni locali collegate al cibo.
“Per questo, oggi più che mai – precisa Barone – i territori italiani hanno bisogno dei distretti del cibo in quanto unico strumento finalizzato a organizzare territorialmente lo sviluppo locale integrato per il rilancio delle filiere territoriali.
Il MASAF ha inteso raccogliere tale sfida in capo ai distretti del cibo, rilanciandone il ruolo sia attraverso il I° bando Distretti del Cibo e sia con la costituzione di un Tavolo di lavoro propedeutico a definire al meglio i futuri interventi in materia e rafforzandone la funzione di governance valorizzando la relativa capacità di promuovere progettazioni collettive/integrate.
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