Un’antica residenza in ristrutturazione, alle spalle della chiesa di Santo Stefano, nella zona alta di Filicudi, a Valdichiesa, ospita fino al 27 agosto la mostra pittura “Esercizi di profondità sublime” di Nunzio Fisichella, artista emergente, che ha eletto a dimora dell’animo la più intima delle isole Eolie, già diversi anni fa. Stanze patronali e magazzini dalle pareti grezze, con ponteggi, sacchi di cemento, materiale di risulta che fanno da cornice alle 30 opere dell’artista e ne diventano struttura complementare, quasi a voler rappresentare di quel cantiere, la bozza di un progetto mai interamente svelato.
Un luogo che trasuda ancora di esperienze di vite vissute, di terre fertili e uomini operosi che un tempo coltivavano ulivi, grano, e che poi hanno ceduto al bisogno di un riscatto economico che portò molti degli abitanti dell’isola ad andare via per scoprire nuovi mondi. Un luogo che rimanda all’idea dell’abbandono e del ritorno, della morte e della trasformazione. Ed è in quel susseguirsi di spazi, non semplici contenitori di vite che si sarebbero sovrapposte in armonia, di cumuli di macerie rigenerate, di masserizie e di cartoni da imballaggio, ma essi stessi essenza sia del bisogno di conservazione di ciò che è stato, ma anche anelito di ciò che attende ancora di “essere”, che le opere dell’autodidatta catanese esprimono tutta la loro forza, tracciando le linee di una prospettiva nuova, conquistata.
Sono opere che segnano un autentico passaggio artistico dell’autore e una consapevolezza più matura, nelle quali l’influenza dell’isola è pregnante, a cominciare dalla scelta del colore del mare, il blu, nelle sue infinite tonalità, fonte di energia cosmica e magnetica, che caratterizza questo ciclo.
“Gradazioni di blu profondissime consegnano narrazioni di momenti ineffabili in cui la contemplazione si mescola alla “rivelazione” di qualcosa, materia d’acqua e spirito”, scrive Gianluca Lombardo, artista, docente Abacat di Catania, che ne ha curato la presentazione, e che ricorda “il blu di Yves Klein che lo ha addirittura brevettato, trasformato in codice affinché potesse essere replicato a distanza di tempo e di spazio: come il simulacro di un rosario, un traghetto verso la meditazione, dimensione non più solo sublime – nella forma storica di Burke e Friedrich – ma spirituale e ascetica”. Il blu, del resto, non è solo un colore, ma una condizione dell’interiorità umana, basti ricordare come in inglese “blue” sia anche un aggettivo: triste, infelice, espressioni inequivocabili di tutte quelle forme di ‘abisso interiore’.
Interessanti, poi, materiali e tecniche utilizzati da Fisichella. Pigmenti puri lavorati con le mani di chi da sempre ne sa riconoscere le consistenze, affondate sulla tela che, strato dopo strato, danno forma alle emozioni più nascoste, tanto più dolorose quanto più sublimate da linee e curve impresse con la spatola e miscelate con polveri di cenere vulcanica.
Ed è come se nel procedere negli spazi e nell’installazione della mostra, l’autore avesse deciso di lasciare la scelta al visitatore di scoprire da sé l’ultima stanza, quella lontana dagli sguardi, custode della paura che lo scavare nelle profondità dei propri abissi comporta, cosicchè gli squarci di luce di quelle tele che attraversano i mari e le profondità diventano per ciascuno pace, possibilità, ricompensa di una fatica necessaria, preghiera.
“L’esperienza di questa preghiera traduce l’esperienza di questi blu: deriva senza spazio né tempo”, per usare le parole di Gianluca Lombardo. Sguardo, contemplazione e timore si fondono in un’unica intuizione visiva, Questi dipinti sono dei monocromi e ricercano, nell’uniformità del tono, lo smarrimento e l’abbandono dello sguardo in questa deriva buona: il sublime ritorna con forza dalle profondità della terra, così come accade in altri lavori di Nunzio Fisichella.
Accanto alle ultime realizzazioni, si trovano anche le opere di collezioni precedenti, dove predominante è la scelta cromatica del rosso, il colore delle viscere della terra e della potenza del fuoco, che diventa simbolo della forza intima e rigenerante. Dipinti potenti come sculture.
Nunzio Fisichella ha allestito anche una seconda mostra “Il lato profondo della Terra”, in corso fino al 27 agosto, a Noto, nei bassi di Palazzo Ducezio.
Qui, il lavoro pittorico dell’autore pare quello dello scopritore di grotte che va alla ricerca di materie nuove, ricche di sedimentazioni, di tracce nascoste, di reperti proto-umani addormentati da sempre negli asciutti abissi della Terra. Ogni dipinto sembra voler rappresentare l’evoluzione della roccia, il conglomerato millenario voluto quasi come un testimone del tempo assoluto, ma in un luogo preciso. Il paesaggio è quello scuro, aspro e potente dei territori a lui prossimi; quello dell’Etna, e delle profondità recondite che il vulcano ci lascia intravvedere nel suo fenomeno eruttivo.